Nuova Riveduta:

1Corinzi 10:29

alla coscienza, dico, non tua, ma di quell'altro; infatti, perché sarebbe giudicata la mia libertà dalla coscienza altrui?

C.E.I.:

1Corinzi 10:29

della coscienza, dico, non tua, ma dell'altro. Per qual motivo, infatti, questa mia libertà dovrebbe esser sottoposta al giudizio della coscienza altrui?

Nuova Diodati:

1Corinzi 10:29

Or mi riferisco non alla tua coscienza, ma a quella dell'altro. Per qual motivo infatti sarebbe la mia libertà giudicata dalla coscienza di un altro?

Riveduta 2020:

1Corinzi 10:29

alla coscienza, dico, non tua, ma di quell'altro, infatti, perché la mia libertà sarebbe giudicata dalla coscienza altrui?

La Parola è Vita:

1Corinzi 10:29

In questo caso, non è quello che senti tu che importa, ma ciò che prova lui.
«Ma», potreste dirmi, «perché devo essere condizionato da ciò che pensa qualcun altro?

La Parola è Vita
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Riveduta:

1Corinzi 10:29

alla coscienza, dico, non tua, ma di quell'altro; infatti, perché la mia libertà sarebb'ella giudicata dalla coscienza altrui?

Ricciotti:

1Corinzi 10:29

la coscienza, dico, non di voi stessi, ma di quell'altro. Infatti perchè la mia libertà ha da esser giudicata dalla coscienza altrui?

Tintori:

1Corinzi 10:29

alla coscienza dico, non tua, ma di quell'altro. E perchè dunque la mia libertà deve essere giudicata dalla coscienza altrui?

Martini:

1Corinzi 10:29

Della coscienza, dico, non tua, ma di quell'altro. Imperocché per qual motivo la mia libertà è condannata dalla coscienza altrui?

Diodati:

1Corinzi 10:29

Or io dico coscienza, non la tua propria, ma quella d'altrui; perciocchè, perchè sarebbe la mia libertà giudicata dalla coscienza altrui?

Commentario abbreviato:

1Corinzi 10:29

23 Versetti 23-33

C'erano casi in cui i cristiani potevano mangiare ciò che era stato offerto agli idoli, senza commettere peccato. Ad esempio, quando la carne veniva venduta al mercato come cibo comune, per il sacerdote a cui era stata data. Ma un cristiano non deve limitarsi a considerare ciò che è lecito, bensì ciò che è opportuno, e per edificare gli altri. Il cristianesimo non proibisce affatto i comuni uffici di cortesia, né permette un comportamento scortese nei confronti di chiunque, per quanto possa differire da noi nei sentimenti o nelle pratiche religiose. Ma questo non va inteso come feste religiose, partecipazione al culto idolatrico. Secondo questo consiglio dell'apostolo, i cristiani devono fare attenzione a non usare la loro libertà a danno degli altri o a loro stesso discredito. Nel mangiare e nel bere, e in tutto ciò che facciamo, dobbiamo mirare alla gloria di Dio, a compiacerlo e onorarlo. Questo è il grande fine di tutta la religione e ci indirizza laddove mancano regole esplicite. Uno spirito santo, pacifico e benevolo disarma i più grandi nemici.

Riferimenti incrociati:

1Corinzi 10:29

1Co 10:32; 8:9-13; Rom 14:15-21
Rom 14:16; 2Co 8:21; 1Te 5:22

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